News - 03 Marzo 2017
Secondo appuntamento del 2017 con il Club di Mentor di PoliHub. Tema “inedito” quello che Cabirio Cautela e Lucia Rampino, docenti afferenti al Dipartimento di Design del Politecnico di Milano, hanno discusso in una Sala Arena gremita come di consueto.
Dopo i saluti di Claudia Pingue, COO di Polihub e di Stefano Mizio, Head of Mentorship Program di PoliHub, la domanda di apertura è stata: “Mai sentito parlare di startup di design?”.
Punto di partenza una ricerca, condotta dal Dipartimento di Design del Politecnico di Milano nel 2014 e finanziata attraverso il FARB, il fondo di ateneo per la ricerca di base. Obiettivo della ricerca, l’individuazione dei caratteri peculiari delle startup design intensive.
“Oggi è più facile fare impresa. Siamo nell’era del mercato delle idee”, ha esordito Cabirio Cautela. “Rispetto a 50 anni fa è molto più semplice sviluppare un’attività imprenditoriale, grazie a numerosi fattori quali ad esempio l’abbattimento del costo marginale delle informazioni e della logistica, la possibilità di accesso a nuove risorse finanziarie come ad esempio il crowdfunding, e grazie anche ai nuovi modelli di produzione distribuita”.
Finora la letteratura più accreditata sul tema delle start up ne ha dato un’interpretazione basata principalmente sul vantaggio competitivo legato all’innovazione tecnologica. Questa tendenza si riscontra anche nei criteri per iscriversi al registro italiano delle start-up, laddove l’oggetto sociale dichiarato dalle startup innovative dovrebbe contenere prodotti e servizi ad elevato contenuto tecnologico.
Nella ricerca condotta invece il paradigma della start-up tecnologica è stato sfidato cercando di andare a capire quali fossero altre “tipologie” di startup che comunque stanno emergendo nel panorama Nazionale. “Sono tre i vettori competitivi che abbiamo preso in considerazione”, continua Cautela. “Startup che propongono prodotti progettati in ottica user-centered, startup che hanno mutato i connotati di un’esperienza d’uso/d’acquisto facendo leva su un nuovo messaggio socio-culturale, start-up che immettono sul mercato tool per l’autorealizzazione da parte del cliente di servizi e prodotti”.
Come detto, l’obiettivo della ricerca è consistito nell’individuare i tratti distintivi delle design intensive startup, differenziandole dalle new tech startup e sviluppare dei Design Thinking Tool utili per supportare le decisioni dell’imprenditore che voglia fondare una startup di design.
Cautela ha poi lasciato la parola a Lucia Rampino per la descrizione delle varie fasi della ricerca. Attraverso un workshop che ha coinvolto diversi incubatori, tra cui PoliHub, e un survey a cui hanno risposto 8 eminenti scholars a livello internazionale, è stato possibile individuare le aree di interesse da approfondire nella fase successiva della ricerca.
Il protocollo di ricerca – fondamentalmente qualitativo – ha previsto la selezione di 5 design intensive start up, intese come “specie” privilegiate per indagare le qualità e le specificità delle start-up design intensive. I casi analizzati per derivare qualità intrinseche e specificità sono stati:
Dopo questa carrellata, Cautela e Rampino hanno proseguito individuando le caratteristiche delle startup design intensive, diverse dai tratti tipici di una new tech startup, di seguito riportate:
La presentazione ha stimolato un notevole dibattito tra i presenti al quale Cautela e Rampino hanno partecipato con vivacità e preparazione. Al termine delle domande il consueto aperitivo di networking.
Appuntamento a marzo con Industry 4.0 e i Mentor di PoliHub.